Dopo aver apprezzato Crypt of the Necrodancer e Cadence of Hyrule, non potevo certo mancare al lancio di Rift of the Necrodancer. Questa volta gli sviluppatori hanno deciso di cambiare rotta, puntando su un titolo fuori di testa che riesce ancora una volta a sorprendere per la sua atipicità. Riuscire a stupire nuovamente dopo il loro primo successo non era un compito facile per Brace Yourself Games, eppure il team c’è riuscito, anche se solo in parte.
Ho avuto il piacere di mettere le mani alla versione per PC di Rift of the NecroDancer, giocandolo sia dalla postazione fissa che su Steam Deck, per vederne il comportamento sulla console portatile di Valve!
Rift of the NecroDancer
Sviluppatore: Brace Yourself Games
Distributore: Klei Publishing
Piattaforme: PC e Nintendo Switch
Data di uscita: 05/02/2025
Il male ritmico!
Partiamo dal presupposto che il titolo di Brace Yourself Games non ha mai voluto puntare a offrire una trama complessa o fuori dagli schemi, evitando di basarsi esclusivamente su questo elemento. Anzi, il team di sviluppo ha sempre dato maggior focus al lato tecnico del gameplay. La narrazione si svolge dopo gli eventi di Crypt of the Necrodancer, dove vedremo Cadence trascinata in un altro mondo, precisamente in quello moderno. Il tutto è stato causato da un incantesimo non riuscito. A causa del Luto d’Oro e del coinvolgimento di Suzu e Reaper, si apre un varco dimensionale che permette al NecroDancer di tornare. Questo ha causato l’invasione di molti mostri e nemici, che hanno invaso il mondo ancora una volta. La nostra eroina, Cadence, si trova di nuovo a sistemare il mondo, utilizzando il potere della musica.
Nonostante narrativamente non sia un prodotto originale, la storia si lascia seguire, anche se rimane un elemento di sfondo e senza troppe spiegazioni. La narrazione principale è un buon riscaldamento per capire meglio il funzionamento del gioco e apprenderne le basi. Fortunatamente il gioco offre diversi tutorial prima di entrare nel pieno dell’azione, facendoci capire i diversi meccanismi e situazioni che si possono creare all’interno di una traccia, preparandoci così al meglio!

Cadance all’attacco!
Dal punto di vista del gameplay, per certi versi possiamo dire che, a prima vista, può ricordare il nostalgico Guitar Hero di Activision. Avremo a disposizione tre scie tracciate, lungo le quali scorreranno i nemici da sconfiggere premendo il tasto a tempo. In sostanza, le note non sono altro che i nemici, e in base alla loro tipologia dovremo premere la “nota” più volte. Il gioco aggiunge una difficoltà in più, visto che alcuni nemici cambiano direzione cercando di ingannarci durante la composizione delle combo, ma ci sono anche molti altri modificatori. Ammetto che nelle prime ore di gioco ho trovato le troppe note un po’ caotiche: non è stato facile abituarmici.
Se giocato su PC, il titolo risulta molto più facile da gestire, soprattutto perché i tasti risultano molto più comodi. Per quanto riguarda la versione per Steam Deck, ho trovato molto più scomoda la composizione delle combo, anche se fortunatamente i tasti si possono mappare a nostro piacimento per ovviare al problema. Il titolo non è magnanimo, spesso ci punisce anche alle difficoltà non elevate, offrendo un livello di sfida piuttosto alto. Quello che spicca in Rift of the NecroDancer è sicuramente la presenza di molti mini-giochi, che spezzano l’azione ma non stonano con il contesto del gioco. Nel corso dell’avventura potremo sbloccare molti brani completando la storia, mettendoli così a disposizione nella modalità libera.

Uno stile unico
È innegabile che lo stile di Rift of the NecroDancer sia unico e davvero peculiare. I personaggi sono disegnati in modo magistrale, ed è bello vedere alcuni dei volti noti in un contesto più moderno e meno fantasy. Personalmente, avrei preferito una maggiore varietà nei nemici, soprattutto a livello stilistico. Anche gli effetti a schermo sono belli e piacevoli da vedere, anche se inizialmente possono confondere leggermente durante la composizione delle combo più complesse.
La colonna sonora è un fiore all’occhiello per l’intera produzione, con Danny Baranowsky che ha fatto un lavoro eccellente. Non è stato solo lui a occuparsene: diversi artisti di talento hanno reso Rift of the Necrodancer un titolo piacevole anche solo da ascoltare, spaziando su più generi. In un gioco del genere, la colonna sonora è fondamentale, e il team di sviluppo è riuscito pienamente nel suo intento.
Ho giocato al titolo sia nella versione PC che su Steam Deck, e in entrambi i casi ho trovato la produzione molto stabile e perfettamente funzionante. L’unica nota negativa per la versione Steam Deck è che avrei mappato diversamente i tasti predefiniti, per rendere l’esperienza leggermente più comoda.

Commento Finale
Ho apprezzato molto Rift of the NecroDancer, grazie alla sua semplicità e al suo essere immediato come rhythm game. Il cambio di rotta ha reso ancora più fresca l’esperienza con Cadence, offrendoci ancora una volta un’avventura di tutto rispetto. Peccato però per una difficoltà a tratti fin troppo punitiva e per dei comandi non sempre comodi. Anche il design dei mostri risulta essere fin troppo ripetitivo.

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