Silent Hill: The Short Message
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Silent Hill: The Short Message e i problemi di comunicazione

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Mercoledì sera, durante lo State of Play, abbiamo avuto a sorpresa il rilascio di Silent Hill: The Short Message gratuitamente su PlayStation 5.

Confesso che purtroppo, in anni di carriera videoludica, non ho ancora avuto modo di giocare a un singolo titolo della celebre serie Konami. Una grande falla nel mio curriculum, dovuta all’irreperibilità se non a cifre esorbitanti e a una mia malsana ossessione per giocare i titoli in ordine numerico.
Stavo aspettando a gloria il remake di Silent Hill 2 per finalmente iniziare il mio viaggio (perché il primo ahimè costa troppo), ma visto che non sappiamo ancora nemmeno l’anno di uscita dovrò ripiegare su quelli che attualmente possediamo, ovvero Homecoming e Downpour. Poi chissà, magari Xbox Series X ha reso più giocabile la Collection che potrei recuperare sullo store, chissà…

Tutto questo preambolo per dirvi che non posso parlarvi di Silent Hill: The Short Message in quanto capitolo del franchise Konami, ma voglio parlarvene come esperienza a sé stante.

Perché sì, la curiosità ha avuto la meglio e ho deciso di giocarci in compagnia di Federico, che al contrario mio si è giocato tutti i principali Silent Hill. In questo modo ho potuto vivere l’esperienza attraverso le mie lenti, ovvero quelle di chi “scopre” la serie per la prima volta, e le sue, ovvero di un fan che vorrebbe tanto che Bloober Team si desse una mossa!

Far arrivare il messaggio

Silent Hill: The Short Message è un’esperienza piuttosto condensata, che si può concludere in circa due ore. Il gameplay è ridotto all’osso, ponendo tutta l’attenzione sul comparto narrativo. Questo horror psicologico ha al centro tematiche che mi stanno molto a cuore, ovvero il bullismo, l’autolesionismo e il suicido.

Tuttavia, ritengo che il titolo non riesca a pieno a far arrivare il suo (breve) messaggio. L’esperienza nei panni di Anita riesce sia a essere estremamente ridondante in alcuni punti, come il ruolo dei social media, ma anche a non mantenere il suo focus. Tre sono i personaggi al centro delle vicende, Anita, Amelie e Maya, e in due ore di gioco rimbalza tra informazioni di vario tipo sulle tre ragazze.

Per farvi un esempio senza troppi spoiler, a un certo punto verso metà gioco ci ritroviamo a scoprire vari dettagli sulla vita di Amelie. Dettagli che leggiamo nei vari documenti che troviamo e che non verranno più ripresi. Ciò che scopriamo è fine a sé stesso, come per aumentare lo shock value, e anzi nemmeno ci svela nulla di nuovo. Perché Amelie, tra messaggi e telefonate, già ci fa intendere queste informazioni sul suo personaggio.

L’effetto che si ottiene è quello di un’esperienza stucchevole e mal centrata, ed è un peccato visti gli importantissimi temi di cui parla. Ci sarebbe voluta una maggiore cura e una minore ridondanza, perché essendo la narrazione il punto focale dell’intera produzione, è impossibile non notarne i difetti.

Non aiuta nemmeno il gameplay ridotto all’osso e con delle sezioni di fuga davvero fastidiose, soprattutto l’ultima prima del finale, visto che è pure piagata da cali di frame rate fastidiosissimi.

L’importanza della forma e non solo dello scopo

Concordiamo tutti su quanto sia importante trattare queste tematiche spinose, ma anche così vicine a tutti noi, ma è importante anche il modo in cui lo si fa. Così come uno scrittore non può fare un buon libro con una buona idea, ma scrivendo male, allo stesso modo non bastano gli intenti e le giuste tematiche per raggiungere il proprio scopo.

Silent Hill: The Short Message si fa carico di temi sensibili e ha un bel messaggio di fondo, ma non riesce secondo me a trasmetterlo nel migliore dei modi. Ciò che manca è proprio il tempo. Lo so che vi ho detto che il gioco arriva a essere ridondante e a saltare da un punto all’altro, anche senza un fine effettivo, ma secondo me ciò succede proprio perché due ore sono troppo poche. Non c’è il tempo per Amelie e per il passato di Anita, e non abbiamo abbastanza minuti per andare davvero a fondo sul bullismo, l’autolesionismo, la depressione e il suicidio.

Con un’impalcatura ludica più solida, si sarebbe potuta creare un’esperienza più longeva e più significativa per veicolare un messaggio importante. Certo, in quel caso probabilmente non sarebbe stato un’uscita gratuita, ma allo stato attuale il breve messaggio di Konami è arrivato solo a metà.

Silent Hill: The Short Message
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Written by
Sofia Marotta

Videogiocatrice da sempre, amante dei RPG e con una passione smodata per The Binding of Isaac. Nel tempo libero, oltre ai videogiochi, legge o ricama.

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