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Dragon’s Dogma: Dark Arisen – Recensione

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Questo è un periodo dove alcuni videogiochi che hanno fatto la storia sulla generazione passata vengono riesumati e riproposti sull’attuale generazione. Il caso vuole che anche a Dragon’s Dogma: Dark Arisen venga affibbiato lo stesso destino, dopo essere arrivato su PC l’anno scorso per la prima volta. La produzione di Capcom aveva un gran bel carisma ai tempi, tanto che tutt’oggi i fan chiedono a gran voce un sequel o per lo meno, un rilascio occidentale dello spin-off massive-multiplayer-online che al momento è confinato in terra nipponica, con il modello di Free-To-Play. La versione confezionata sull’attuale generazione è appunto la Dark Arisen, che include l’omonimo Contenuto Aggiuntivo che ai tempi fu rilasciato a parte e poi riproposto in una raccolta completa, che includeva il gioco base e quest’ultima. Il nostro pensiero va a quelle emozioni provati diversi anni fa e con la speranza che queste possano replicassi ci siamo fiondati in questa avventura.

Il Drago Rosso

Partiamo dal presupposto che la narrazione non è mai stato il punto focus della produzione di Capcom, ma nonostante ciò quest’ultima si lascia seguire grazie a qualche tratto molto interessante. Come è possibile già apprendere dal fantastico logo di Dragon’s Dogma, la storia prende come punto centrale i Draghi, creature misteriose, ma ammalianti che allo stesso tempo possono essere ricolme di malvagità portando il mondo in catastrofi irrimediabili. Il gioco prende vita mettendoci nei panni di un giovane cavaliere – che durante i dialoghi verrà chiamato Arisen – che cerca di avventurarsi in una grotta macabra alla ricerca di un drago cremisi. Durante questa spedizione si ritroverà a fronteggiare una creatura che comunemente chiamiamo Chimera. Una volta sconfitto l’ostinata creatura ci ritroveremo difronte ad un cancello, che una volta aperto ci farà vedere come gli anni siano passati all’interno del mondo di gioco, fino a portarci al risveglio di un Drago per lo appunto dal colore cremisi – come poc’anzi descritto -.

In questo punto il gioco inizierà ad entrare nel vivo, dopo l’attacco del Drago a Gransys e quindi aver già creato il nostro personaggio, ci ritroveremo a compiere il nostro destino da Arisen in queste terre ignote. Per quanto la partenza sia veramente forte e d’impatto, a lungo andare questa perderà il proprio mordente, ma nonostante questo – come già abbiamo detto – si lascia seguire fino alla fine. Quindi sì, il piatto forte della produzione risiede nelle meccaniche di gioco, che si impongono l’obiettivo di essere diverso da quello che propone la concorrenza. Partendo dall’editor di personaggi, possiamo dire che è proprio come lo ricordavamo, ricco di elementi di personalizzazione e con una vastità di elementi da scegliere, che riesce a far impallidire pure produzioni recenti come Destiny 2, i quali propongono una scherma di creazione del personaggio veramente povera e spoglia. La scelta di una delle classi di gioco è importante, specialmente perché ognuna presenta dei pro e dei contro, quindi entra in gioco anche un fattore “strategico” non indifferente.

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Tecnicismi senza limiti

Il combattimento rimane una delle cose più divertenti, questo è dovuto al fatto che sono presenti diversi modi di approccio verso i nemici che ci ostacolano. Avremo la possibilità di arruolare nuove pedine – ovvero dei personaggi, ma che vengono chiamati all’interno del mondo di Dragon’s Dogma con quel nome – che siano state create da altri giocatori online o che siano locali. Una volta che avremo composto un nostro party potremo gestire questo come ci piare e piace. Ad esempio: se abbiamo un mago in squadra possiamo chiedergli di utilizzare una determinata magia o incantazione utilizzando un comando rapido. La scelta dei compagni è fondamentale e importante, specialmente quando si fronteggia nemici dalla stazza di un Grifone, che senza incantatore è quasi impossibile uccidere, visto che dovremo mirare alle sue piumate ali e farle prendere fuoco per poi saltarci in groppa per sferrare un colpo critico.

La longevità del gioco è altissima, parliamo di un centinaio di ore che passano in tutta tranquillità accompagnate da una difficoltà veramente alta, specialmente durante gli scontri con i mostri notturni che sono realmente tediosi anche per chi è un veterano di Dragon’s Dogma. Come anticipato qualche riga più sopra, il gioco include l’espansione Dark Arisen che non fa altro che arricchire l’offerta di tantissime altre ore aggiuntive grazie all’ambientazione di Nerabisso ed il suo dungeon veramente ostico. Il boss finale del contenuto aggiuntivo non è da meno, ostico, ma appagante che una volta sconfitto lascia una sensazione di soddisfazione totale.

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Sonoro da brivido

Il comparto grafico naviga in acque non proprio calme, purtroppo l’engine sente il peso degli anni e la pulizia grafica non è totalmente “ottima”. A partire dalle prime ore è possibile intravedere delle texture veramente poco curate e lasciate lì com’erano nella scorsa generazione. Almeno un punto a favore del cambio generazione è presente, i caricamenti sono molto più rapidi e meno pesanti, inoltre abbiamo a disposizione ad una profondità di campo ampia e che riesce a farci ammirare degli scorci visivi veramente ammalianti.

Il doppiaggio inglese resta di ottima fattura, tutto il cast riesce a entrare nella parte senza stonare. La voce narrante iniziale è quella che ci piace di più, riesce a creare la giusta atmosfera oscura che la produzione di Capcom vuole creare. Altra lode va sicuramente alla colonna sonora, che come al solito propone una traccia principale che mette la pelle d’oca tutt’oggi, con un pezzo intrinseco d’amore ed emozioni.

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Commento Finale

La domanda adesso è solamente una: Dragon’s Dogma: Dark Arisen è tutt’oggi un offerta valida? La risposta è assolutamente sì! Specialmente se siete dei fan dei giochi di ruolo più complessi, dove l’immedesimazione è al primo piano accompagnata da una sfida molto appagante che ripaga con una soddisfazione inimmaginabile. Purtroppo la produzione è ancor tutt’oggi penalizzata da un comparto grafico non proprio rinnovato, con texture veramente malcurate e sistemate in maniera superficiale. Nonostante questo difettuccio, il titolo resta tutt’oggi godibile e consigliato, specialmente perché con il prezzo misero al quale viene venduto ci si porta a casa una produzione colossale della scorsa generazione.

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Scritto da
Federico Molino - Director and PR Manager

Classe 1996, assiduo consumatore di giochi di ruolo, amante della fotografia e informatico a tempo pieno.

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