Alla base di Resident Evil 7: Biohazard vi è il tradizionalismo, dato che il titolo si pone il principale obiettivo di tornare alle sue origini, ma con l’utilizza di una formula del tutto nuova, un azzardo da parte degli sviluppatori per riscrivere la storia del brand. Come si evince dal titolo, il gioco gira attorno ad una residenza realmente malvagia, infestata da un bruttissimo virus che ha mutato le persone al suo interno, creando una famiglia contorta, malata e brutale, dove ogni violenza è puro sadismo per procurare piacere a se stessi. Fin dai primi istanti si percepisce quell’ansia infame che non ci abbandona mai, permettendoci di sprofondare completamente in questo mondo distorto e putrefatto, stracolmo di pericoli. Questo settimo capitolo non è accompagnato da personaggi storici a supportare la sua narrazione, ma ne mette a disposizione dei nuovi, che pian piano riusciremo a conoscere e comprendere, dalla famiglia Baker al protagonista Ethan. Insomma, Resident Evil è tornato, si è risvegliato da un lungo letargo durato a fin troppo.
Benvenuto in famiglia
A mettere in moto questo comparto narrativo vi è una donna, la moglie del protagonista, Mia, che nonostante fosse ritenuta scomparsa chissà dove, si è fatta nuovamente viva con un video messaggio rivolto a suo marito Ethan. Dopo la visione, con grande impeto, il ragazzo si fionda in Louisiana, stato confinante con il Texas. L’obiettivo è quello di raggiungere una palude infestata e putrefatta, piena di pozzanghere e di altre cose disgustose, dove in mezzo a tutto il verde marcio spicca una residenza all’apparenza abbandonata. Una serie di sfortunati e brutali eventi prende vita proprio dentro quella casa; a causa della famiglia Baker, creduti morti da diversi media del luogo. Quella famiglia è insana e malata, ma soprattutto brutale e priva di alcun scrupolo pronta a devastare i loro ospiti indesiderati con le loro atroci torture. L’aspetto affascinante della narrazione è quello di portare il giocatore a fare determinate supposizioni, dando un idea propria su cosa è successo dentro quell’abitazione, per poi scoprire dei dettagli che confermano o meno quest’ultime con sconvolgenti prove. Eppure dietro a tutto ciò non c’è una banale storia di un virus che ha infestato un intera famiglia, no, c’è molto di più, un infezione che è nata da un evento molto più complesso e macabro, che spinge l’individuo a comportarsi in un determinato modo, dove la mente lo spinge a comportarsi come se non fosse umano. Come nella demo, avremo a disposizioni anche delle cassette, che ci aiuteranno a comprendere molti eventi, la maggior parte fondamentali per avere un quadro generale molto chiaro sulle vicende narrate dal gioco. Alcune di queste sono obbligatorie, mentre altre no, ma possiamo assicurarvi che vale la pena giocare anche quelle secondarie. Ogni singolo evento che sembra scollegato, verrà chiarito nell’epico finale di Resident Evil 7: Biohazard, creando un cerchio narrativo molto forte e solido, convincente fino alla fine.
Classico ma allo stesso tempo moderno
A muovere questa immensa struttura vi è il RE Engine, per la prima volta sperimentato in questo settimo capitolo ed addirittura sviluppato appositamente per quest’ultimo. Come ben saprete, Resident Evil ha cambiato totalmente inquadratura, da un Third Person quasi isometrico ad un TPS puro, fino a giungere ad una visuale in First Person. I vantaggi di questa scelta sono innumerevoli, visto la tensione molto più palpabile ed immersività con il protagonista di un altro livello. Un difetto però sorge a causa di questa scelta: Ethan è uno di quei personaggi che non si vede mai – a parte in una scena se siete furbi – spontaneamente in faccia, rendendolo così quasi un personaggio anonimo, anche se a salvarlo vi è il doppiaggio e la sua frequente parlantina. Quindi possiamo dirlo, la nuova scelta di Capcom ha portato il brand a trasudare finalmente di Survival Horror da tutti i pori. Il gioco ci lascia qualche arma sparsa, ma nonostante ciò non ci farà mai sentire sicuri, che sia per la persecuzione di Jack Baker o per rumori molesti lungo la nostra esplorazione, l’ansia è onnipresente in ogni fase di gioco. L’inventario è molto ridotto, il più delle volte saremo costretti a fare delle scelte per poter portare quello che è realmente utile, scartando alle volte degli oggetti che in seguito avrebbero potuto fare la differenza. La planimetria della villa ricorda molto il primo Resident Evil, nonostante la residenza Baker sia molto diversa nel suo insieme. Il gioco ci offre dei rifugi, dove sostare e salvare la partita, ma anche per depositare gli oggetti in eccesso dentro un enorme baule, proprio come facevamo ai tempi della prima PlayStation. Un elemento essenziale per la sopravvivenza in Resident Evil 7: Biohazard, è quello di combinare gli oggetti, usufruendo dei materiali che riusciremo a recuperare lungo il nostro calvario nella residenza. In questo capitolo non ci sono venditori pronti ad offrirci la loro merce, ma in compenso, vi sono alcune ricompense sbloccabili raccogliendo le monetine sparse per tutto il gioco; ogni tot monete raccolte, potremo sbloccare degli iniettori o incrementatori che ci permettono di usufruire di un bonus salute o forza. Nonostante tutte queste meccaniche a favore del giocatore, l’ansia è forte ed onnipresente in qualunque situazione, le armi non sono altro che un mero contentino per tenere leggermente a bada il giocatore, visto che i nemici sono molto più brutali e l’atmosfera tende ad essere schiacciante per chi si avventura in questo titolo. Per quanto riguarda gli enigmi, molti di questi sono veramente originali e degni di un genio del male, riescono a rispecchiare l’essenza della saga, dove è obbligatorio usare il proprio ingegno risolverli. Ormai da qualche anno Resident Evil è doppiato interamente in italiano, anche questo settimo capitolo non fa eccezione con il buon Ethan doppiato da Renato Novara, storico doppiatore che ha prestato la voce a illustri personaggi come Edward Elric di Full Metal Alchemist. Il comparto audio non si limita solo ad un buon doppiaggio generico, ma ad un ottima colonna sonora che riesce a far emergere il giusto pathos in qualunque situazione.
Hey, ma luccichi solo?
Purtroppo non è tutto oro quel che luccica, visto che Resident Evil 7: Biohazard ha i suoi difetti e molti di questi sono piuttosto evidenti e fastidiosi. Il titolo sente il peso di una natura VR, ovvero, il comparto grafico presenta troppe texture sbavate, che a detta di Capcom, servivano con questo dettagli per favorire un esperienza più fluida con il visore. Purtroppo i problemi non si limitano solo al comparto grafico, ma anche a una pochissima varietà di nemici, che dopo una certa fase di gioco cominciano ad essere ripetitivi e poco “spaventosi” visto che comunque con il tempo si riesce a prendere una certa abitudine nel vederli sbucare dai loro meandri oscuri. Tra i Villain, i più riusciti sono sicuramente quelli della famiglia Baker, che per la loro natura contorta riescono ad essere ben caratterizzati sia nel contesto narrativo, che durante le loro boss fight.
Commento Finale
Una storica saga ha finalmente ritrovato la sua essenza ormai smarrita lungo il corso degli anni, proponendo un impasto totalmente nuovo e macabro come solo lui sa fare. Accogliendo un nuovo sistema, Resident Evil 7: Biohazard è riuscito a trovare la sua vera essenza da Survival Horror, facendosi così carico di un peso molto considerevole che ha fatto vacillare abbondantemente molti dei suoi predecessori. La storia è un lungo interessante calvario, intricato e distorto, che porterà il giocatore a perdersi completamente in quel mondo alla ricerca di una verità, ma sopratutto di chiarezza. Il titolo riesce ad incutere ansia, riuscendo anche a non far annoiare fino alla fine il giocatore, per poi condurlo ad un finale semplicemente perfetto. Se siete alla ricerca di un Survival Horror oppure speravate in un ritorno in grande stile di Resident Evil, beh, non fatevi scappare questo settimo capitolo, non ve ne pentirete assolutamente!
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