Archangel Studios è uno studio indipendente composto da solamente tre persone: il loro Bleak Faith: Forsaken è stato lanciato nel 2023 su PC, ma ha ricevuto un’accoglienza tiepida a causa dei numerosi problemi tecnici.
Avevo avuto modo di provare questa prima versione, ma era praticamente ingiocabile al lancio. Nonostante ciò, ho deciso di dare una seconda chance al gioco, scegliendo di non uscire con la recensione all’embargo per avere più tempo per analizzare il titolo, dato che il codice è arrivato poco prima della scadenza.
Questa volta ho provato la versione per PlayStation 5, che include tutte le migliorie apportate dopo il lancio su PC. Sarà riuscito a conquistarmi questa volta? Scopriamolo insieme.

Verso le rovine distopiche
Ci troviamo in un immenso mondo post-apocalittico e distopico, caratterizzato da un’atmosfera oscura e fumosa. Il filmato di apertura è ambiguo e non chiarisce del tutto cosa stia accadendo, ma trasmette un messaggio chiaro: tutto rappresenta una minaccia per l’essere umano. Nonostante l’ambientazione atipica, il mondo ha un’estetica medievale contaminata da oscurità e artefatti tecnologici, dove gli umani hanno sviluppato un progresso tecnologico all’interno di rovine antiche.
La narrazione è volutamente vaga, simile ad altri titoli soulslike, con molti dettagli che si svelano solo attraverso conversazioni con personaggi nel mondo di gioco. L’intera avventura si svolge nell’Omnistruttura, un complesso gigantesco pieno di pericoli. Tra questi, i principali sono esseri umani mutati in mostri tecnologici, pronti a eliminarci poiché ci vedono come invasori. Il protagonista si risveglia nel bel mezzo di queste rovine, e nel corso dell’avventura troverà checkpoint, simili a falò, dove potrà riposare e recuperare le forze.

Non difficile come da previsione
I combattimenti in Bleak Faith: Forsaken seguono il canone classico dei soulslike. Avremo a disposizione un attacco normale e uno più pesante, oltre alla possibilità di utilizzare delle cure, che potremo trovare sui corpi dei nemici sconfitti. Gli avversari che incontreremo durante l’esplorazione sono forti fin da subito, e bastano due colpi ben assestati per metterci al tappeto e costringerci a tornare all’ultimo punto di riposo. Tuttavia, la difficoltà non è punitiva, poiché le battaglie contro i boss sono più permissive, e i danni inflitti dal nostro personaggio risultano piuttosto generosi.
Il nostro personaggio può essere equipaggiato adeguatamente fin dalle prime ore di gioco, poiché durante l’esplorazione troveremo vari armamenti come loot. In base all’arma scelta, potremo optare per stili di combattimento differenti. Ogni oggetto avrà delle caratteristiche che influenzeranno alcuni dei nostri parametri.
La morte non comporta perdite di progressi, poiché non abbiamo qui l’esperienza sotto forma di anime o simili. In Bleak Faith: Forsaken abbiamo infatti un sistema di punti esperienza come in un RPG.
Ogni volta che saliremo di livello, avremo punti da spendere per potenziare abilità come la forza e così via. Non ci sono requisiti specifici per equipaggiare le armi, il che ci permette di utilizzare tutto fin da subito.

Poca varietà
Come ci si può aspettare da un titolo di questo genere, l’esplorazione riveste un ruolo fondamentale. Tuttavia le mappe tendono a essere molto simili tra loro, alcune risultano confusionarie e non sempre è chiaro cosa fare o se c’è un elemento con cui è possibile interagire. Anche i nemici dopo un po’ iniziano a ripetersi, presentando pattern facilmente prevedibili in breve tempo.
L’unico aspetto positivo dell’esplorazione è la possibilità di teletrasportarci tra un punto di riposo e l’altro, ma questo è limitato dal fatto che i checkpoint sono troppo pochi. Mi è capitato più volte di dover esplorare un’intera area per intero perché il checkpoint era disponibile solo prima dell’inizio della zona corrente.
Il nostro personaggio può essere equipaggiato con oggetti consumabili che forniscono vantaggi immediati durante gli scontri, senza dover accedere al menù di gioco. Inoltre, nel mondo di gioco è possibile ottenere delle abilità che offrono perk con modificatori, a patto di soddisfare determinate condizioni. Sono presenti anche tecniche che consumano mana, permettendoci di infliggere colpi letali, particolarmente utili contro i boss.

Dolori anche nella Next-Gen
Dal punto di vista tecnico Bleak Faith: Forsaken presenta ancora alcuni difetti. Nonostante le numerose migliorie apportate rispetto alla versione PC, il gioco soffre di cali di framerate eccessivi, anche in situazioni in cui non ci sono molti elementi su schermo che potrebbero mettere in difficoltà una console potente come PlayStation 5. Le animazioni risultano legnose e poco realistiche, con movimenti che appaiono artificiali e uno scarso feedback degli attacchi messi a segno.
Tuttavia, il gioco non è un completo disastro come al lancio su PC. Le ambientazioni, pur essendo diverse dal solito, soffrono di una certa ripetitività che ne limita l’impatto. In compenso, il level design è funzionale, anche se alcuni ambienti risultano troppo caotici. La colonna sonora è uno dei punti forti del titolo, offrendo tracce che riescono a dare la giusta carica per affrontare i boss, come ci si aspetterebbe da un gioco di questo genere.

Commento Finale
Bleak Faith: Forsaken è un titolo che avrebbe potuto osare di più, soprattutto con l’uscita su console di nuova generazione. Purtroppo, il gioco continua a soffrire di evidenti problemi tecnici, tra cui cali di framerate inspiegabili e animazioni non sempre fluide. D’altro canto, gli scontri con i boss sono piacevoli e accessibili anche per chi non è esperto del genere.
Nel complesso, Bleak Faith: Forsaken è un gioco sufficientemente godibile, ma i problemi tecnici impediscono di renderlo un’esperienza memorabile. Lo consiglio a chi è disposto a chiudere un occhio su questi difetti e cerca un soulslike atipico senza aspettative troppo alte.
Bleak Faith: Forsaken
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6/10
Riassumendo
Bleak Faith: Forsaken avrebbe potuto osare molto di più in vista dell’uscita su console. Purtroppo molti problemi tecnici non sono stati risolti e la molta ripetitività negli ambienti non lo rende particolarmente esaltante.
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