Era il non troppo lontano 2015 quando Until Dawn sbarcò su PlayStation 4. Il teen horror che omaggia gli slasher si era fatto parecchio attendere: inizialmente fu mostrato come titolo per la console precedente e basato su Move, ma finì col divenire il gioco che conosciamo oggi. Supermassive Games ha continuato a realizzare avventure interattive a tinte horror, ovvero The Quarry, che si mantiene sempre sul teen horror, e la serie The Dark Pictures Anthology. Poco meno di due anni fa vi parlai di The Devil In Me, il quarto titolo della fortunata serie antologica.
Se due anni fa, quando rigiocai Until Dawn, mi aveste detto che nel 2024 sarebbe stato rilasciato un remake, non vi avrei creduto. Eppure eccoci qui, con la mia recensione del remake, opera prima di Ballistic Moon, nella sua incarnazione su PlayStation 5. Il remake è disponibile anche su PC tramite Steam.
Dopo essermi immersa nuovamente in una notte da incubo per gli sfortunati protagonisti, ecco la mia opinione sul remake di Until Dawn!
Fino all’alba
Un anno dopo la misteriosa scomparsa delle sorelle Hannah e Beth Washington, otto amici si ritrovano a passare nuovamente una serata insieme sul monte dove è avvenuta la sparizione. A organizzare il tutto è Josh, il fratello di Hannah e Beth, che mette a disposizione ancora una volta la villa di famiglia situata su Blackwood Mountain. Il gruppo è piuttosto teso per la ricorrenza della scomparsa, visto anche il ruolo giocato da molti di loro nell’evento, ma anche per il cambio di relazioni all’interno del gruppo.
La notte si trasforma presto in un vero incubo per gli otto adolescenti, quando si rendono conto di non essere soli sulla montagna e nella casa…

La narrazione non manca di cliché del genere teen horror e di alcuni momenti prevedibili, ma tutto sommato è un titolo godibile e che coinvolge dall’inizio alla fine.
Ballistic Moon ha deciso di lasciare quasi invariata la storia, ma ha comunque apportato dei piccoli cambiamenti. Nello specifico, è stata estesa la scena introduttiva iniziale e sono presenti più interazioni tra i personaggi. Inoltre abbiamo un nuovo finale e una scena post crediti. Quest’ultima lascia presagire l’intenzione di Ballistic Moon di realizzare un eventuale sequel. Personalmente trovo che Until Dawn non è un gioco che si presta bene per un eventuale continuo. Nel corso della sua narrazione scopriamo tutto quello che c’è da sapere su Blackwood Mountain, e proprio per questo è una scelta che non mi è piaciuta.

Non muoverti
Analogamente alle produzioni di Quantic Dream, anche in Until Dawn l’esperienza videoludica consiste nel superare dei Quick Time Event e compiere delle scelte per plasmare gli eventi. Dal punto di vista delle decisioni non c’è molto di nuovo da segnalare: buona parte di queste sono le stesse. Solo alcune sono a stabilire chi sopravvive o meno, mentre la maggior parte plasmano i rapporti tra i personaggi. Alcuni dei legami non influenzano il finale, mentre altri hanno un grande impatto, come quello tra Ashley e Chris.

Per quanto riguarda invece il gameplay, Ballistic Moon ha reso i comandi decisamente più reattivi. Specialmente nelle sezioni dove ci viene chiesto di non muovere il DualSense, ho notato che non sussistono più i problemi dell’originale. Spesso, infatti, il Dualshock 4 registrava movimenti anche quando il pad era poggiato su una superficie piana.
Inoltre alcuni Quick Time Event, che erano troppo veloci nella versione per PlayStation 4, ci danno effettivamente il tempo di effettuare il comando.
Tornano i collezionabili dell’originale, alcuni dei quali sono stati spostati, e ne sono stati aggiunti dieci inediti. In totale, compresi anche i totem contenenti i presagi, abbiamo un totale di centoventicinque collezionabili. Sono tutti piuttosto facili da trovare, e aiuta il fatto che vediamo brillare il punto in cui si trovano.

Volti del terrore
Il remake di Until Dawn vanta l’utilizzo di Unreal Engine 5, motore grafico che offre una buona resa visiva dell’ambiente. Le luci e le ombre, così come i dettagli delle location, sono molto più convincenti rispetto all’originale. Ciò che però non funziona sono i volti dei personaggi. Spesso mentre questi parlano possiamo notare degli strani movimenti della bocca, come se ci fosse stato qualche problema con il motion capture. Inoltre i volti di alcuni personaggi, primo tra tutti Mike, risultano decisamente meno convincenti rispetto a quelli del 2015.
Tecnicamente parlando, sulla versione PlayStation 5 non ho riscontrato problemi particolarmente gravi, ma ho notato dei cali di frame rate. Considerando che la versione console ha il blocco a 30 frame per secondo, mi sarei aspettata una maggiore stabilità.
Sul fronte audio il doppiaggio italiano è ben realizzato, anche se alcune voci sono meno convincenti rispetto alla controparte in inglese.
Il resto del sonoro convince sia per gli effetti in-game che per la nuova canzone di apertura, intitolata Out of the Shadows e cantata da Mae Stephens, che secondo me ben si sposa con il genere teen horror. Confesso che comunque O’ Death, la canzone contenuta nell’originale, era veramente iconica e memorabile.

Più deja vu che effetto farfalla
La domanda che mi sono posta più e più volte mentre giocavo al remake di Until Dawn è stata: ce n’era davvero bisogno? Secondo me la risposta è no. Si tratta di un titolo piacevole e adatto per il periodo, visto che a breve sarà Halloween, ma Ballistic Moon doveva prestare attenzione sia ad alcuni difetti, sia al prezzo di lancio: 69,99€ sono decisamente troppi, contando sia i problemi tecnici che le pochissime aggiunte al comparto narrativo. E lo sono ancora di più contando che l’originale è disponibile a meno di un terzo del prezzo (senza saldi) e su PlayStation 5 arriva anche a 60fps.
Di sicuro può essere una bella occasione per i giocatori PC, mentre gli utenti console che hanno già giocato l’originale di Supermassive Games non si stanno perdendo nulla.
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