The Devil in Me
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The Dark Pictures Anthology: The Devil in Me – Recensione

A un anno dall’uscita di House of Ashes, Supermassive Games ha rilasciato il quarto episodio de The Dark Pictures Anthology, intitolato The Devil in Me. Questo capitolo rappresenta la chiusura della prima stagione dell’antologia, iniziata nel 2019 con Man of Medan.

Per realizzare The Devil in Me, Supermassive Games ha preso a piene mani dal true crime statunitense, basando il gioco sulla figura di Henry Howard Holmes, ovvero il primo serial killer americano ufficialmente documentato. H. H. Holmes fu attivo alla fine dell’Ottocento e costruì un vero e proprio hotel degli orrori, pieno di passaggi segreti e trappole per poter assassinare gli sventurati visitatori.
Holmes, secondo alcune teorie, potrebbe essere stato anche il famigerato Jack lo Squartatore, ma di ciò purtroppo non esistono prove concrete in merito.

The Devil in Me Holmes

Come se la sarà cavata Supermassive Games con questo capitolo ispirato dalla figura del celebre serial killer? Ho giocato alla versione per Xbox Series per dirvelo in questa recensione!

Nella mente di un serial killer

Dopo una sequenza introduttiva ambientata nel 1893, nella quale facciamo la conoscenza di H. H. Holmes e dei suoi brutali metodi per assassinare le sventurate vittime, facciamo ritorno al 2022 per iniziare l’avventura vera e propria. La Lonnit Entertainment è una compagnia che si occupa di realizzare documentari sui più brutali serial killer della storia, e si sta occupando di un episodio proprio su Henry Howard Holmes.

Dal nulla vengono contattati e invitati dal misterioso signor Du’Met, il quale dice di aver ereditato un maniero su un’isola che è un’esatta replica del Castello degli Orrori, ovvero dell’hotel costruito dallo stesso Holmes per commettere i suoi crimini più efferati.
Dopo essere arrivati sull’isola ha inizio per loro un vero e proprio incubo, dove devono cercare di sfuggire a un misterioso assassino che li metterà anche di fronte a brutali scelte per cercare di sopravvivere.

The Devil in Me Kate

La trama di The Devil in Me risulta fin da subito ben cadenzata, cercando di introdurci i cinque membri della troupe della Lonnit Entertainment senza perdere troppo mordente. Già da prima di attraccare sull’isola si ha modo di respirare un’aria di mistero e inquietudine che aumenta man mano che andiamo avanti fino a entrare nel clou dell’azione.

Le scelte da compiere risultano interessanti e non sempre da fare a cuor leggero: spesso saremo noi a decidere chi vivrà e chi morirà in delle stanze della morte studiate apposta del nostro assassino. Esattamente come nei suoi predecessori, sarà anche importante decidere se prendere o meno degli oggetti e se completare o meno dei QTE per sbloccare delle nuove variabili nella narrazione della storia.
Trovo che in The Devil in Me si riesce davvero a sentire il peso delle scelte da compiere, e anche una sola decisione presa a cuor leggero potrebbe portare a delle conseguenze catastrofiche.

Scelte per la sopravvivenza

Sul fronte del gameplay non c’è molto da dire. The Devil in Me segue i canoni sia dei suoi predecessori nell’antologia, sia degli altri lavori di Supermassive Games, ovvero Until Dawn e The Quarry.
Ci sono delle scelte di dialogo da compiere, le quali influiscono sui rapporti con gli altri personaggi e sui tratti caratteriali. Sono presenti anche i classici Quick Time Event e sezioni in cui è necessario nascondersi e premere il tasto A in sincronia con il cuore del personaggio per non farlo scoprire. Ogni personaggio ha anche una meccanica unica da sfruttare per risolvere i vari enigmi presenti: ad esempio Charlie può aprire i cassetti chiusi a chiave utilizzando il suo biglietto da visita.

Ciò che mi ha davvero colpita in questo nuovo titolo è la presenta di moltissime variabili, anche di più rispetto a quanto visto in passato. Durante il gioco ci sentiamo davvero in pieno controllo di quanto sta accadendo sullo schermo, e ciò porta a compiere le scelte con maggiore cautela. Su questo fronte siamo davvero avanti rispetto al capostipite dell’antologia, ovvero Man of Medan, nel quale le scelte il più delle volte non avevano davvero peso sugli avvenimenti.

The Devil in Me

Problemi linguistici

The Devil in Me ha una buona realizzazione artistica: ancora una volta le espressioni dei vari personaggi sono estremamente convincenti. Questo è segno che Supermassive Games sta perfezionando ulteriormente il motion capture sempre presente nelle sue produzioni.

Sul fronte tecnico invece ho riscontrato alcuni piccoli problemi e sbavature. Ho giocato il titolo in modalità Storia Condivisa assieme a Clowen, e spesso ho notato delle texture che scontornavano sia i personaggi che alcuni oggetti dello scenario. Spesso ho anche visto che il personaggio gestito da Clowen si teleportava da un punto all’altro o rimaneva immobile o con la torcia accesa. Inoltre ci è anche capitato di dover rifare una sezione di gioco perché non aveva salvato.
Non si tratta di problemi che hanno rovinato l’esperienza di gioco, ma è giusto segnalarli perché con i precedenti capitoli de The Dark Pictures Antology non mi erano capitati così frequentemente.

The Devil in Me
Si tratta di un bug. o forse Mark ha davvero il diavolo in sé?

Sul fronte audio il doppiaggio è ben realizzato, con un cast di doppiatori italiani davvero ben azzeccati. Ho tuttavia riscontrato problemi anche su questo fronte: spesso il gioco mi cambiava il doppiaggio da quello italiano a quello inglese in modo repentino. Questa cosa è andata avanti per quasi tutta la durata del gioco.

L’albergo degli orrori

The Devil in Me è un ottimo capitolo per concludere la prima stagione di The Dark Pictures Antology. La tematica dei serial killer è sicuramente interessante, e il ritmo narrativo è ottimo, accompagnato da delle scelte davvero incisive.
L’unica vera pecca sono i vari problemi tecnici che purtroppo incidono abbastanza sull’esperienza complessiva, ma sono problematiche facilmente risolvibili con una futura patch.

The Devil in Me Jamie
The Dark Pictures Anthology: The Devil in Me
  • 7.5/10
    Voto - 7.5/10
7.5/10

Riassumendo

The Dark Pictures Anthology: The Devil in Me è un’ottima conclusione per la prima stagione dell’antologia, seppur con qualche sbavatura tecnica di troppo.

Videogiocatrice da sempre, amante dei RPG e con una passione smodata per The Binding of Isaac. Nel tempo libero, oltre ai videogiochi, legge o ricama.