La Saga di Yakuza ha radici molto profonde, per parlare degli inizi della saga dobbiamo ritornare al lontano 2006 all’epoca della cara PlayStation 2. La serie fu presentata da SEGA come un titolo innovativo, presentando alcune meccaniche che ammiccavano a Shenmue, trattando però una tematica un po’ più cruenta come quella della Yakuza. Il primo capitolo fu addirittura localizzato in lingua nostrana, ma arrivò da noi solo quasi dopo un anno dall’uscita orientale. Il gioco fu diretto da Toshiro Nagoshi, il quale mise sul mercato un titolo che ha poi riscosso un discreto successo, specialmente nelle testate della nostra “madre patria”, stuzzicando ad allora i possessori di PlayStation 2. A distanza di tutti questi anni abbiamo tra le mani il capitolo conclusivo per la storia di Kazuma Kiryu, perché sì, all’annuncio venne presentato come la chiusura dell’arco narrativo del protagonista tanto amato. Il gioco arriverà ufficialmente sul mercato a partire dal 17 Aprile e sarà disponibile solo sulla piattaforma PlayStation 4.
L’importanza dei legami
La storia inizia con la dichiarazione di Haruka, la quale confessa che si ritirerà dalla carriera di Idol per dedicarsi alla sua famiglia, nella fattispecie per passare più tempo insieme a quel padre non di sangue che l’ha cresciuta. Kazuma Kiryu, il quarto capo della famiglia del Tojo Clan, anche conosciuto con il nome leggendario “Dragone di Dojima”. Questa dichiarazione lascerà molto discutere i mass media, i quali parleranno per diverso tempo della ragazza e del suo legame con una persona della vita “malavitosa” del Giappone. Appunto per questo, a seguito di un arresto, Kazuma deciderà di scontare la sua pena legalmente, in modo da conquistarsi quell’affetto e amore che la sua figliola prova verso di lui, in modo da tornare da lei a testa alta, ma sopratutto con onore.
La ormai ex Idol deciderà di tornare all’orfanotrofio finanziato da Kazuma e dove anche lei è cresciuta, per dedicarsi agli altri bambini che risiedono lì. A seguito di alcuni eventi, la ragazza deciderà di andarsene per evitare di danneggiare il futuro dei ragazzini, visto che lei è perseguitata a seguito della dichiarazione poc’anzi citata. A seguito della pena scontata di Kazuma, una volta fuori e raggiunto l’orfanotrofio, apprenderemo che è da oltre tre anni che non si hanno notizie di Haruka e appunto per questo partiremo alla sua ricerca. Dopo un indagine breve, scopriremo che ad Onomichi la ragazza è stata investita da un pirata della strada, il quale in seguito all’incidente è fuggito. Le sorprese non si fermano qui, scopriremo che ha avuto un figlio di nome Haruto e sarà nostro compito prendercene cura. Da qui in poi parte la vera storia che compone Yakuza 6: The Song of Life, sarà un lungo percorso di sofferenza dove il principale obiettivo sarà quello di svelare la verità su Haruka, ma non solo, si aggiungeranno altri eventi assai fitti, ma spettacolari. Anche i nuovi personaggi che saranno protagonisti di queste vicende sono ben curati, nella fattispecie vi sarà un gruppetto di questi che conquisteranno il cuore del giocatore al pari dell’amore che si prova verso personaggi storici come Goro Majima – il quale purtroppo in questo capitolo non ha un ruolo nella storia -.
La Poesia della Vita
Quello che la narrazione del titolo propone è una storia ancor più matura del solito, dove vi è un messaggio di fondo dedicato alla vita di ognuno, dove ogni singolo elemento si ripercuoterà sempre sul futuro. La sua conclusione è qualcosa che va aldilà dello spettacolare, il finale è stato magistralmente gestito bene, concludendo in maniera dignitosa quella che è stata la storia del leggendario Dragone di Dojima: Kazuma Kiryu. Per portare a termine solo la narrazione principale serviranno ben quindici ore, nonostante sia un ottima longevità, sta al di sotto dai canoni al quale siamo abituati che si attestavano sulle minimo venticinque ore di gioco. Nonostante ciò, possiamo confermarvi che la qualità è alta per tutta la sua durata, i quattordici capitoli che compongono questo sesto capitolo sono tutti interessanti e mai noiosi, anzi, per certi versi possiamo dire che si tratta del titolo più coinvolgente dal lato narrativo.
Da dove cominciare?
Come siamo da sempre stati abituati, i mini giochi sono tantissimi e molto variegati, addirittura alcuni sono stati reinventati nelle meccaniche. Partiamo dall’hostess club, nel quale la metologia è totalmente differente, avremo a disposizione delle carte e dovremo giocarcela bene per raggiungere il climax finale e goderci a pieno la relazione con la ragazza che abbiamo scelto. Torna la pesca in questo capitolo, ma stavolta avremo a disposizione un attrezzatura professionale che ci chiamerà a gettarci nei fondali marini alla ricerca delle più variegate tipologie di specie marine. La Batting Cage è come la ricordavamo, ma fa sempre piacere fare un salto in quest’ultima quando si è nei pressi di Kamurocho. Vi ricordate le freccette? Bene, qui è presente di nuovo con una meccanica totalmente fluida grazie al Dragon Engine. Non potevano mancare le sala giochi della SEGA, nella quale sarà possibile godersi in piena libertà uno dei titoli della casa nipponica ovvero Puyo Puyo. Se non fosse abbastanza è presente pure la versione Arcade di Virtua Fighter. Non poteva mancare di certo il Karaoke dove molti di noi hanno passato tantissime ore a cantare insieme a Kazuma Kiryu e compagni. E’ anche possibile giocare a un mini gioco dedicato alle live chat, dove il birbante Dragone di Dojima parlerà con alcune ragazze e noi saremo costretti a premere dei tasti con il giusto tempismo per rispondere a quest’ultime in maniera rapida e corretta.
E’ stato aggiunta la possibilità di disputare delle partite di Baseball, le quali arricchiscono il piatto delle attività che Yakuza ha da proporci. Ma se tutto ciò non fosse abbastanza, attraverso a una missione primaria, verremo a conoscenza di un gruppo chiamato Justis – sembra quasi una parodia della parola Justice o forse è veramente così? -, i quali mettono a rischio l’incolumità di molte persone. A seguito di questa “conoscenza”, il nostro Kiryu fonderà un clan insieme a dei ragazzi e quest’ultimo potrà essere espanso trovando altri teppisti da aggiungere nelle nostre fila. Quando ci scontreremo con il nostro clan si avvierà una sorta di sistema gestionale, dove saremo chiamati a stare attenti a quali soldati utilizzare nella nostra battaglia. Ma i mini giochi non l’unica anima delle secondarie, sono presenti anche qui le Sub-Story e ne sono presenti veramente tante, alcune di queste riserveranno alcune sorprese per chi ha già giocato altri capitoli della serie. Come avrete sicuramente capito, questo titolo della serie ha moltissimi elementi secondari che arricchiscono non di poco la longevità, portando il titolo a un quantitativo di ore non indifferente.
Il Dragone risplende ancor più di prima
Grazie al nuovo motore grafico anche i combattimenti risultano molto più piacevoli e dinamici degli scorsi capitoli. Il titolo, come di consueto, ha a disposizione un sistema di potenziamento del personaggio, dove da un lato potenzieremo i parametri classici destinati alla forza, difesa e alla barra heat, mentre dall’altro le abilità che si suddividono in diverse categorie. Per ottenere i punti di potenziamento basterà completare degli scontri, completare le missioni oppure portare a termine le sfide. Si tratta di un sistema di progressione molto semplice ma efficace. Gli oggetti presenti nei negozi sono tanti, ma principalmente è sempre ottimo soffermarsi nei distributori per acquisire dei potenziamenti prima di affrontare degli scontri impegnativi. Sempre nei distributori, sarà possibile acquistare dei moltiplicatori d’esperienza, questi ci agevoleranno nel poter acquisire i potenziamenti, anche se bisogna dire che alle volte quest’ultimi sono situati in zone fuori mano. Al livello scenografico le tecniche con la barra Heat sono veramente spettacolari, per certi versi sono molto più brutali del solito. Continuando a parlare del Dragon Engine, si vede che sfrutta per bene l’hardware di PlayStation 4 e PlayStation 4 Pro, basti vedere la quantità di persone che popolano le strade, il traffico dinamico con delle auto che percorrono le strade pubbliche. Inoltre anche i modelli poligonali sono ben curati, specialmente quando si hanno dei primi piani durante i filmati. Bisogna dire che il titolo non sfrutta in tutte le fasi il motore in gioco, sono presenti diversi filmati in computer grafica dove è possibile avvertire il netto stacco a causa di un occlusione ambientale migliore nei filmati in CGI.
Nonostante ciò, il nuovo motore grafico è funzionale oltre che tecnicamente superbo, siamo felici che il team abbia deciso di dare una svecchiata alla serie, visto che come accennavamo nella recensione del Kiwami, il motore cominciava ormai ad arrancare a stento con i suoi elementi. Il doppiaggio Giapponese è superbo, la voce di Kazuma Kiryu resta tra quelle più espressive in tutte le fasi di gioco. Possiamo dire lo stesso della colonna sonora, in certe fasi è possibile avvertire come questa sia passionale e in altre invece, riesce a dare la carica giusta per lo scontro che andremo ad affrontare in quel momento.
Commento Finale
Fa male, ma la storia di Kazuma Kiryu ha raggiunto il suo atto finale e ha concluso un’epoca che ha saputo emozionare ognuno di noi. Il finale è spettacolare, il tutto inoltre è condito da uno dei capitoli più belli della serie, il quale c’ha saputo intrattenere per tutta la sua durata. Il motore grafico ha svolto un ruolo importante, è riuscito a dare una spolverata che era ormai necessaria da un po’, oltre che rendere la giocabilità spettacolare. Questo è il punto più alto che la serie è riuscita a toccare, perché Yakuza 6: The Song of Life non è un banale racconto, ma una poesia che lascia un messaggio di fondo, un addio a un personaggio che ha accompagnato molti di noi da oltre dieci anni lasciando un emozione indescrivibile. Se avete seguito le gesta del Dragone di Dojima fino a qui, non potete non recuperare questo capitolo, si tratta di una conclusione magistrale.
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