I videogiochi sono un media immortale, a patto di avere i dischi o le cartucce e le console per giocarli. Non c’è una data di scadenza sul divertimento che possiamo trarne, ed è un trend degli ultimi anni quello di riproporre vecchie glorie dal passato o giochi che avrebbero meritato una maggiore attenzione ai tempi.
Tuttavia, credo di aver aspettato troppo a iniziare Bravely Second: End Layer.
Il seguito diretto di quel Bravely Default che mi rubò il cuore nell’ormai lontano 2013 si sta rivelando non all’altezza delle mie aspettative. E penso proprio che il motivo siano i sette anni di stacco tra la sua uscita nel 2016 e il mio primo avvio la scorsa settimana.
Ci tengo a precisare che per me Bravely Second non ha superato il test del tempo per motivi che esulano dalla mera realizzazione tecnica. Tuttora utilizzo il mio Nintendo 3DS per giocare svariati titoli, e il comparto grafico e quello tecnico non sono motivi che mi spingono via dal finire un gioco.
I motivi che mi fanno pensare che ho aspettato troppo a iniziarlo riguardano alcune meccaniche specifiche, ma anche il gioco in sé. Sono convinta che lo avrei adorato se lo avessi avviato nel 2016.

I tempi in cui tenevo il 3DS in borsa
Acquistai il mio primo Nintendo 3DS (modello XL grigio e nero) nell’Agosto del 2013. Fui spinta principalmente dalla voglia di giocare finalmente le esclusive della Grande N, dopo una vita votata esclusivamente alle console Sony. Ben presto ho iniziato a portare la mia console ovunque, rigorosamente in modalità riposo per incontrare persone tramite StreetPass. Non c’era occasione in cui non portassi la mia fidata console con me, spesso con qualche gioco in pausa: fiere del fumetto, eventi dedicati o anche solo mentre facevo una passeggiata.
Ho iniziato a farlo ancora di più quando dei giochi usavano gli incontri StreetPass per delle meccaniche in-game. Proprio Bravely Default usava gli incontri per la ricostruzione del villaggio di Tiz, il nostro protagonista: più persone incontravamo, più velocemente terminavamo i vari edifici.
Purtroppo per me, Bravely Second: End Layer ha un minigioco simile, che risente molto del fatto che il Nintendo 3DS è una console ormai passata. Non solo non mi viene più da mettere la console in modalità riposo nella borsa, nemmeno per caricare i punti per l’abilità Bravely Second (che già odio), ma mi è quasi impossibile incontrare qualcuno con StreetPass nel 2023.
Anche la meccanica di inviare e ricevere attacchi dagli altri giocatori è storia vecchia: se già nel 2016 non so quante persone avrebbero mandato i loro attacchi, nel 2023 quel numero è zero.

A confronto con i RPG di oggi
Certo, mi è facile chiudere un occhio su tutto il discorso StreetPass e in generale l’online. Però Bravely Second: End Layer ha un problema ben più grosso: non riesce a reggere il confronto con i RPG di oggi.
Se già rispetto al suo predecessore la storia risulta piatta e con poco mordente, il confronto con i titoli che sono usciti nei sette anni che ho aspettato è disarmante.
Anche solo concentrandomi sui JRPG usciti su Nintendo 3DS nello specifico, abbiamo una pioggia di Shin Megami Tensei, Stella Glow e Legend of Legacy, oltre ai vari Etrian Odyssey e tanti, tantissimi altri giochi che hanno alzato l’asticella di parecchio.
Spostandoci fuori dall’amata portatile Nintendo, abbiamo davvero l’imbarazzo della scelta tra Persona 5 e Shin Megami Tensei V, i The Caligula Effect, tanti nuovi Atelier, Tales of Berseria e Tales of Arise, ma anche Yakuza: Like a Dragon. Giusto per citarne alcuni.
Proprio negli ultimi giorni, dopo qualche ora su Bravely Second: End Layer portate avanti per inerzia, mi sono decisa a iniziare il mio primo Dragon Quest, ovvero l’undicesimo capitolo nella sua edizione definitiva, e sono giorni che non riesco a giocare ad altro!
Qualcuno potrebbe chiedermi perché ho atteso questi dannatissimi sette anni per iniziare Bravely Second. La risposta è tanto semplice quanto triste: perché c’erano RPG migliori a cui giocare.

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