Ci sono molti sviluppatori che tentano di entrare nel mondo videoludico realizzando il proprio soulslike. Alcuni di questi hanno idee interessanti che, pur ricalcando il genere di From Software, riescono a proporre qualcosa di diverso. In questo caso, parlo di Deathbound, sviluppato dal team brasiliano Trialforge Studios e pubblicato da Tate Multimedia. L’idea di base di Deathbound è interessante, pur non volendo proporre una sfida opprimente come nei classici soulslike.
Nonostante qualche difetto tecnico, è riuscito a intrattenermi grazie alla presenza di un party di personaggi da gestire, un elemento mai visto prima in un titolo di questo genere. Vi racconto la mia esperienza!
L’inizio della morte contro la vita
Il gioco si apre con un breve filmato che racconta la storia attraverso delle illustrazioni, permettendoci di conoscere l’ambientazione di gioco. Vediamo un cavaliere, Therone Guillaumen, appartenente alla Chiesa della Morte, che loda la rispettiva Dea, ed è pronto, accompagnato dai suoi sottoposti, a distruggere chiunque si opponga a lui. Ci viene spiegato che è alla ricerca di una figura specifica che non sono riusciti a catturare durante il conflitto.
Mentre il protagonista cerca di capire come procedere, un bagliore colpisce il cielo, riempiendo l’area circostante di creature strane e pericolose. Da qui inizierà la nostra ricerca verso quello che sarà il nostro obiettivo finale.
Non impersoneremo solo Therone, ma lungo il nostro percorso avremo modo di assimilare altri eroi caduti, scambiandoci di posto con loro. Inoltre, gli eroi ci forniranno suggerimenti, parleranno con noi e tra di loro, scontrandosi quando i loro ideali sono diametralmente opposti. I nostri avversari sono i Seguaci della Vita.
Nonostante la trama del gioco non spicchi per originalità, scoprire l’intrigo che si cela dietro la storia di Deathbound risulta piacevole, con qualche colpo di scena lungo il percorso. Per completare solo la trama principale saranno necessarie circa undici ore, una longevità più che ottimale considerando anche il basso costo al quale viene venduto il gioco.
L’essenza degli eroi con la morte
Alla base, il combattimento ricorda molto quanto visto nei titoli dello stesso genere, mentre la barra dell’energia è condivisa con quella della stamina. Se perderemo vita durante uno scontro, la nostra stamina totale sarà pari all’energia corrente, riducendo così le nostre possibilità di combattere. Dovremo stare molto attenti a non far scendere troppo la nostra energia, poiché potrebbe creare problemi contro nemici potenti che non crollano facilmente con pochi colpi.
A cambiare le carte in gioco ci pensano le essenze, che ci permettono di variare le combo grazie alla presenza di altri personaggi con stili di combattimento diversi. Potremo potenziare i nostri personaggi attraverso l’albero delle abilità, ma queste sono per lo più condivise tra tutti i personaggi.
Le essenze ci permettono inoltre di sferrare attacchi che possono infliggere alterazioni di stato. Inoltre, mentre stiamo per comporre una combo, potremo cambiare eroe e così eseguire un attacco unico. Nonostante ci siano sette eroi in totale, potremo portare con noi solo quattro essenze alla volta. Avremo a disposizione un’ulteriore barra, quella dedicata alla sinergia, che ci permetterà di effettuare attacchi con le altre essenze durante le combo.
Si può dire che gli eroi permettono di spaziare nello stile di combattimento, cercando di adattarsi ai diversi giocatori che prediligono uno stile piuttosto che un altro. La funzione a party è un’idea molto fresca, mai vista in un titolo dello stesso genere.
Inizialmente la presenza di un party molto vasto potrebbe darci l’idea di essere di fronte a un titolo più semplice rispetto alla media, ma in realtà non è proprio così. Infatti, se uno dei nostri personaggi perirà in battaglia, tutti gli altri membri del party moriranno con lui.
I nemici sono molto vari, anche se alcuni boss li ho trovati sottotono e poco ispirati. Per quanto riguarda invece il level design, questo inizialmente risulta debole, nonostante la presenza di molte scorciatoie e percorsi secondari. A lungo andare si notano dei miglioramenti, tuttavia finisce con lo scadere nuovamente nella ripetitività.
Un lato tecnico acerbo
La finestra delle hitbox è sicuramente una nota dolente della produzione: questa infatti non è sempre precisa e spesso fa sì che alcuni attacchi vadano a vuoto contro nemici più grossi. Inoltre, quando alcuni dei nostri avversari sono a pochi centimetri dal colpirci, il danno viene comunque calcolato, nonostante la nostra manovra evasiva abbia palesemente evitato l’attacco.
Inoltre avrei preferito delle mappe più vaste, poiché spesso i combattimenti diventano tediosi e non permettono manovre evasive efficaci.
In compenso, abbiamo un sistema di combattimento che consente di sperimentare combo di ogni genere grazie alla presenza delle essenze. Questo sicuramente aiuta a mantenere un flusso molto fluido nel combattimento, portando anche una soddisfazione personale quando riusciamo a combinare un attacco lungo e devastante.
Il tutto però è accompagnato da alcune animazioni grezze, non sempre precise e a volte fin troppo legnose. Posso però dire che, a livello grafico, pur non raggiungendo livelli di texture eccelsi, riesce a caratterizzarsi con una palette di colori unica.
Ho riscontrato diversi bug durante la mia esperienza, come la difficoltà a sedermi al punto di ristoro o a interagire con determinati oggetti. In compenso, il doppiaggio in inglese è molto convincente, fatta eccezione per qualche voce che non si adatta perfettamente al tono del personaggio interpretato.
Commento Finale
Deathbound è un’esperienza molto piacevole che apporta alcune novità interessanti al genere soulslike, come la gestione di un party. La storia non spicca per originalità, ma resta comunque interessante da seguire, grazie anche ai finali multipli. Purtroppo, dal punto di vista tecnico, non eccelle, soprattutto a causa di un comparto di animazioni grezze e di alcuni bug che, in alcune occasioni, minano l’esperienza complessiva.
A mio avviso, Deathbound è una bella esperienza, considerando che lo sviluppo è stato realizzato da un team non troppo grande. Se siete alla ricerca di un soulslike senza troppe pretese e che offra qualcosa di nuovo, questo potrebbe fare al caso vostro!
Deathbound
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7/10
Riassumendo
Deathbound è un buon prodotto, che con poco avrebbe potuto puntare più in alto. Il sistema del party gestito dalle essenze è interessante, e aggiunge una buona varietà al gameplay. Peccato per i diversi bug ancora presenti nel gioco.