Quando Resident Evil 3 fu annunciato tutti scalpitarono di felicità, compreso il sottoscritto. Nonostante le grandi aspettative, alla sua uscita le critiche mosse su questo Remake furono immense, partendo da una longevità bassa, fino ad arrivare alle accuse al team di sviluppo per aver tolto l’intera fase ambientata alla Torre dell’Orologio. Nonostante tutto, per me si tratta di un Remake ben costruito, non perfetto, ma che comunque non meritava di essere attaccato in maniera brusca.
Una sceneggiatura più Horror
Uno degli elementi più importanti è sicuramente la sceneggiatura, molto più scenica e che soprattutto esalta nel migliore dei modi il terrore che si aggira intorno a Raccoon City. Il racconto ha subito un netto cambiamento, già dalle prime scene è possibile palpare la differenza tra il prodotto originale e questa rivisitazione. Personalmente ho amato molto la volontà di rendere Jill Valentine, un personaggio molto più espressivo rispetto al passato, ma senza andare a snaturare il suo ruolo o renderla vittima del fanservice.
Molti si sono lamentati della mancanza della telecamera fissa, cosa che già era stata eliminata dal remake del secondo capitolo. In realtà la nuova visuale non comporta la mancanza di elementi Survival Horror, anzi, questi sono esaltati meglio da altri componenti tecnici, partendo dal Nemesis. La sua presenza costante incute ansia e timore, dove ogni proiettile deve essere calibrato bene.
La critica sulla mancanza di scene Horror è infondata: ho trovato ben costruito il mondo di gioco, il quale riesce senza troppi problemi a far esaltare le sue tinte macabre.
Non completamente perfetto
Per quanto riguarda la longevità, siamo tutti d’accordo che Capcom avrebbe potuto osare di più: trattandosi anche di una struttura già quasi pronta dal capitolo precedente, avrebbe potuto impegnarsi per rendere il terzo capitolo più longevo.
A sua discolpa, Resident Evil 3 Remake ha una rigiocabilità piuttosto elevata, offrendo a tutti i giocatori alla ricerca di una buona sfida, una modalità hardcore non proprio semplice.
Un’altra critica che giustamente si può muovere nei confronti del prodotto, è quella dei personaggi secondari non proprio incisivi come nel capitolo originale. Da quel punto di vista, sono d’accordo con molti, si poteva fare molto di più. Dall’altra parte della medaglia, abbiamo un Carlos Oliviera più carismatico, che riesce a conquistare i giocatori nelle sue fasi giocabili.
Un’ode al passato
Il Remake di Resident Evil 3 secondo me è a tutti gli effetti un’ode al passato. Una rivisitazione di quello che fu un capolavoro, rendendolo più moderno e appetibile a un pubblico più giovane. Non mancano i momenti storici, esaltati dal RE Engine, che personalmente mi hanno emozionato.
Il proporre delle scene più “moderne” non è un male, soprattutto se queste vengono accompagnate da una sceneggiatura di tutto rispetto. Una delle mie parti preferite, che rendono il conflitto tra Nemesis e Jill più “carismatico”, è quando quest’ultima impreca contro la creatura urlandogli “Vuoi la S.T.A.R.S.? Te la do io la S.T.A.R.S.!”. Nella scena è possibile sentire tutta la frustrazione della protagonista contro l’abominevole nemico.
Si poteva fare di più, ma va bene così
Sono d’accordo sul “si poteva fare di più”, ma a mio avviso va bene così. Il prodotto finale non merita di essere bocciato, anzi, è un mezzo per far scoprire quella che fu una pietra miliare della prima PlayStation. Proprio negli scorsi giorni ho rigiocato questa rivisitazione, apprezzandone nuovamente la sua bellezza. Dunque, se non avete mai giocato nei panni di Jill Valentine o siete dei fan storici, io vi consiglio di dare una possibilità a questo Remake.