Dragon Age: Origins è un titolo a cui sono particolarmente legata. È stato il primo RPG a coinvolgermi e a farmi appassionare al genere, il quale tuttora resta il mio preferito in assoluto.
Ho giocato innumerevoli volte a DAO su PlayStation 3, al punto da sapere quasi ogni singolo dialogo a memoria. Mi ricordo anche tutte le opzioni di arma e armatura migliore in base alla classe scelta, dove trovare gli oggetti più interessanti e addirittura che livello di abilità di scasso mi serve in determinati dungeon per ottenere tutto il loot.
Quest’anno mi è venuta una voglia impellente di rigiocarlo su Xbox Series. Ho avuto quindi modo di vedere Dragon Age: Origins con nuovi occhi: quelli di una giocatrice di Dungeons & Dragons.

La Mia Esperienza in Poche Parole
Ho deciso di riapprocciarmi a Dragon Age: Origins facendo due run diverse: una con un personaggio malvagio, e una con un personaggio buono. Questo perché DAO permette di compiere una serie di scelte nel corso della trama, in modo da poter scegliere le alleanze da stringere e il finale che vogliamo per il nostro Custode Grigio.
In circa 50 ore di gioco ho portato a termine le due run, vedendo tutte le conclusioni possibili e riuscendo addirittura a far incoronare la mia umana guerriera al fianco di Alistair.

Per quanto le decisioni più importanti siano poche, queste portano un grande impatto sulla narrazione del titolo. Sono sempre presenti scelte di dialogo ogni volta che possiamo parlare con un NPC, in modo da ruolare effettivamente il nostro personaggio.
È un eufemismo dire che questo titolo mi piace. Mi sono innamorata nuovamente di Dragon Age: Origins nonostante tutte le imperfezioni che può avere. Imperfezioni dovute anche al fatto che sto parlando di un gioco uscito nell’ormai lontano 2009.
Manca Solo il D20
Vi ho anticipato all’inizio di questo mio articolo che ho avuto modo di vedere Dragon Age: Origins con gli occhi di una giocatrice di ruolo.
Ai tempi la mia esperienza con Dungeons & Dragons è altri sistemi era nulla, ma ora nel 2022 ho potuto vedere le similitudini con il GDR da tavolo.
Per dirla in parole povere, BioWare ha ricreato perfettamente l’esperienza di un Tabletop RPG. La personalizzazione del nostro eroe, le scelte da compiere e quelle puramente ruolistiche, le abilità e il sistema di livellamento. Tutto mi ha ricordato la mia esperienza da giocatrice di ruolo.
Per farvi un esempio pratico, verso fine gioco mi trovo per una quest principale all’interno della tenuta dell’Arle di Denerim travestita da guardia. Aprendo una porta a caso mi trovo una delle guardie in… una situazione poco onorevole con una domestica. Non so, in quel momento mi sono sentita in una situazione non dissimile dal “Master, apro la porta sulla sinistra, cosa trovo?”.

In tutto e per tutto, sembra di vivere una campagna di D&D in singleplayer in ogni aspetto. E lo fa a partire dalla trama, passando per lo svolgimento delle quest e per le missioni relative ai membri del party.
Dragon Age: Origins è una lettera d’amore di BioWare ai Tabletop RPG, e solo ora sono riuscita a vederne ogni sfumatura.
Ho Recuperato Finalmente Awakening
La mia esperienza del 2022 con DAO si è arricchita quando Clowen, vedendomi totalmente presa dalle vicende del Ferelden e del Flagello, ha deciso di regalarmi Awakening. Questa espansione prosegue le vicende dopo il finale, e ho deciso di affrontarla con la mia guerriera umana salita al trono.
Si tratta di un buon modo per passare un’altra decina d’ore nel mondo creato da BioWare, anche se mi sarei aspettata qualcosina in più narrativamente parlando.
Alcune abilità e sottoclassi sono interessanti a livello di design, e l’introduzione di Anders in questo DLC è stata carina in vista di Dragon Age 2.
Tuttavia, nel caso questo mio articolo dovesse convincervi a rigiocare DAO o a scoprirlo per la prima volta, posso dirvi che potete tranquillamente fermarvi al gioco base.

Un Capolavoro Ruolistico
Dragon Age: Origins è stato il mio primo amore tra i videogiochi RPG. È grazie a lui se in seguito mi sono avvicinata a Final Fantasy, Shin Megami Tensei e altri giochi di ruolo.
Rigiocarlo ora, nel 2022, dopo aver giocato a Dungeons & Dragons 5e per anni mi ha fatta innamorare di nuovo di questo titolo, che considero un capolavoro ruolistico in ambito videoludico.
In questo periodo sto rigiocando anche a Dragon Age 2, prodotto con differenze non indifferenti rispetto a Origins che ai tempi apprezzai comunque. Ve ne parlerò di sicuro in futuro subito prima di tuffarmi nel terzo, controverso capitolo della serie, Dragon Age Inquisition.

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