Soulstice
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Soulstice – Recensione

Al momento nel mercato videoludico non sono presenti molti competitor nel genere degli Hack ‘n’ Slash. Soulstice, sviluppato dallo studio milanese Reply Game Studios e pubblicato da Modus Games, va a colmare quel vuoto tra due colossi come Devil May Cry e Bayonetta.
Rilasciato su PC, Xbox Series e PlayStation 5, titolo ricalca i vari stilemi degli Hack ‘n’ Slash, ma nel farlo porta sul tavolo anche tanti elementi unici e in grado di farlo distinguere dalla massa.

Ho avuto modo di giocare a fondo Soulstice su Xbox Series S e Xbox Series X: come se la sarà cavata il gioco con pad alla mano? È in grado di saper mescolare elementi cardine del genere e quelli che danno al titolo una propria identità? Scopriamolo insieme in questa recensione!

Un legame oltre la morte

Nella città di Ilden, città del regno di Keidas, si è aperto uno Squarcio nel Velo. L’Ordine della Lama Cinerea ha inviato delle Chimere, ovvero dei guerrieri che ospitano una seconda anima in grado di conferirgli dei poteri, a risolvere la situazione. Tra queste anche le nostre protagoniste, le sorelle Briar e Lute.
Mentre le due sorelle cercano di arrivare allo Squarcio esplorando la città di Ilden, queste si ritroveranno a scoprire di più sull’Ordine della Lama Cinerea, sulle Chimere, ma anche sul loro stesso passato. Ad accompagnarle la presenza onnipresente di Layton, un Osservatore dell’Ordine che deve osservare le loro azioni e coordinarle durante la missione.

La trama di Soulstice è piuttosto semplice, ma risulta davvero ben scritta fin dalle prime battute. Ci sono alcuni piccoli colpi di scena che sono davvero ben gestiti nel corso della narrazione, anche se purtroppo il ritmo in alcuni punti del gioco si alterna tra una narrazione ben cadenzata e una con vari momenti morti.
Ci sono dei capitoli, dei venticinque totali a disposizione, che sembrano messi tanto per fare numero e per allungare la longevità complessiva. Longevità che si attesta al di sopra della media rispetto ad altri esponenti dello stesso genere.

I personaggi principali risultano fin da subito ben caratterizzati e ben sviluppati, e la trama principale è legata a doppio filo con le loro vicende personali. A livello di design estetico alcuni dei personaggi sono un omaggio ai manga Berserk e Claymore, così come anche l’ambientazione ha dei richiami che verranno apprezzati dagli amanti delle due opere.

Soulstice Briar Lute

L’unione fa la forza

Briar ha a disposizione in combattimento un arsenale composto da una spada come arma principale e sei armi secondarie. Ogni arma ha i propri punti di forza e di debolezza, e risultano particolarmente efficaci contro un determinato tipo di nemico piuttosto che altri. Per cambiare arma secondaria durante il combat è sufficiente premere il relativo tasto direzionale, il tutto senza inficiare nella performance del combattimento, anzi. Il gioco ci sprona a cambiare arma durante le combo per risultare più devastanti e ottenere un punteggio più alto.

Lute invece si occupa della nostra difesa: premendo infatti B quando il comando appare su schermo è possibile bloccare i nemici brevemente, parare o deflettere gli attacchi.
L’altra funzione principale dello spirito in battaglia è quella di attivare il Campo di Evocazione e il Campo di Esilio. Senza attivarli Briar non può fare danno rispettivamente agli Spiriti e ai Posseduti. Questi Campi non possono rimanere sempre attivi in quanto vanno ad aumentare l’Entropia. Quando questa raggiunge il massimo, Lute scompare brevemente lasciando Briar da sola in balia dei nemici.
Infine in autonomia Lute effettua degli attacchi a distanza in grado di colpire qualsiasi nemico indipendentemente dai Campi attivati.

Concatenare una buona combo permette di aumentare il grado di Coesione, che ci permette poi di entrare in uno stato di Furore che ci rende brevemente più forti e si conclude con la possibilità di fare un devastante attacco finale. Il Furore però va utilizzato con cautela: se lo attiviamo mentre Briar ha poca vita, questa perderà il controllo e spetterà a Lute (e a noi) farle tornare la ragione, pena il game over.

Soulstice Gameplay

Ogni combattimento viene seguito da una valutazione che va da Ferro a Diamante e che dipende da tre fattori: tempo impiegato, danni subiti e la nostra performance generale nel combattimento, compresa la combo raggiunta. Anche a fine di ogni capitolo abbiamo una valutazione finale, che dipende sia da quelle ottenute nei vari combat, sia dal tempo impiegato in totale.

Ho giocato a Soulstice a Paladino, la terza delle cinque difficoltà disponibili in tutto e che corrisponde a Difficile. Ho trovato un livello di sfida decisamente impegnativo, soprattutto durante i combattimenti con più nemici e durante alcune delle boss fight. Questo tasso di sfida riesce a dare grandi soddisfazioni per coloro che cercano una difficoltà maggiore, e le due difficoltà superiori sono l’ideale per coloro che vogliono davvero mettersi alla prova.

Tra le strade di Ilden

Tecnicamente parlando, Soulstice è ineccepibile: per tutta la durata del gioco riesce a mantenere un ottimo frame rate nonostante certi combattimenti siano veramente concitati sia per il numero di nemici su schermo, sia per il gran numero di effetti dati dai Campi di Lute e dai vari attacchi.
L’unico difetto che mi sento di segnalare a livello tecnico è la telecamera del gioco
. Questa infatti il più delle volte si “incastra” quando abbiamo il lock-on su un nemico e impedisce di avere una chiara visuale del combattimento, soprattutto nelle aree più ristrette. Spesso mi sono ritrovata a dover disattivare il lock-on, spostarmi e riattivarlo sul nemico.

Sul lato artistico ci ritroviamo uno stile in cel shading ispirato e molto piacevole da vedere, con design dei personaggi principali e dei boss principali del gioco davvero memorabili. Anche i vari mob risultano ispirati, anche se a un certo punto potrebbero risultare ridondanti nonostante il gioco cerchi di variare il più possibile.
La città di Ilden ha alcune aree che risultano un po’ ripetitive, ma tutto sommato hanno cercato di variare gli scenari facendoci attraversare svariate zone differenti prima di arrivare alla nostra meta finale. Come stile la città rispecchia a pieno lo stile medievale dark fantasy che si respira nel resto della produzione.

Per quanto riguarda il fronte audio ci ritroviamo con una buona colonna sonora, anche se non particolarmente memorabile, e un doppiaggio in inglese sempre di buona fattura.

Soulstice Briar

Due sorelle, un solo destino

Soulstice è decisamente un gioco imperdibile per tutti coloro che amano gli Hack ‘n’ Slash. Il titolo di Reply Game Studios non si limita a portare sul tavolo i punti cardine del gameplay, ma lo fa aggiungendo tanti elementi che gli danno una propria identità.
Lo consiglio agli amanti del genere, ma anche a coloro che cercano qualcosa di diverso dal solito e in grado di offrire un ottimo livello di sfida soprattutto alle difficoltà più alte.

Soulstice
  • 8/10
    Voto - 8/10
8/10

Riassumendo

Soulstice è un ottimo Hack ‘n’ Slash, pieno di elementi che gli donano un’identità propria e con un tasso di sfida soddisfacente soprattutto alle difficoltà più alte. Imperdibile per gli amanti del genere.

Videogiocatrice da sempre, amante dei RPG e con una passione smodata per The Binding of Isaac. Nel tempo libero, oltre ai videogiochi, legge o ricama.