Ci sono titoli che riescono subito a catturare il nostro interesse, complici una premessa intrigante e un potenziale che sembra promettere grandi cose. È proprio quello che mi è successo con Tainted Grail: The Fall of Avalon, un ambizioso gioco di ruolo che punta a offrire un mondo aperto e vivo, sulla scia delle produzioni firmate Bethesda.
Ho avuto modo di provare la versione PlayStation 5 del titolo sviluppato da Questline, e purtroppo, nonostante le buone premesse, mi sono trovato davanti a numerosi problemi che ne compromettono l’esperienza.

Alla casa dei cliché
La premessa della narrazione principale è interessante, e tutto ha inizio con la creazione del nostro eroe, che potremo personalizzare una volta avviato il gioco. L’ambientazione oscura si ispira al mito arturiano: al centro della vicenda troviamo un Re Artù ormai decaduto, dopo aver tentato invano di controllare il potere del Wyrdness. Il nostro protagonista viene liberato dalla prigionia e si ritrova catapultato in un regno antico e corrotto, dove la voce dello stesso Artù ci guida da dietro le quinte. La sua anima si insinua nel nostro corpo, chiedendoci di recuperare i suoi frammenti di memoria per ricostruire il passato.
A livello narrativo l’idea è intrigante, ma il problema risiede nello sviluppo della trama, che si traduce spesso in missioni piuttosto banali, perlopiù fetch quest ripetitive. A rendere tutto più frustrante ci si mettono anche i problemi tecnici: mi è capitato più volte, già durante il prologo, di dover uscire e rientrare in un’area perché un determinato NPC non attivava il dialogo necessario a proseguire nella missione.

Mi piacerebbe giocare, ma…
Ho giocato per diverse ore a Tainted Grail: The Fall of Avalon, distribuite su più giorni, ma non sempre è stata un’esperienza divertente. In realtà, è stata una battaglia continua contro il gioco stesso: solo in una giornata il gioco è crashato ben cinque volte… sì, avete letto bene, cinque volte!
Ogni crash vanificava i miei progressi, costringendomi a rifare intere sezioni di dungeon o missioni che avevo quasi completato.
A tutto questo si aggiungono ulteriori problemi tecnici che, a mio avviso, sono davvero imperdonabili: freeze continui durante l’esplorazione, oggetti con cui non si può interagire perché manca il comando a schermo, e persino cambi di telecamera arbitrari da prima a terza persona, senza alcun input da parte del giocatore.
E voi penserete: “Sono solo questi i problemi?” Magari fosse così! Durante i combattimenti mi è capitato più volte che alcuni nemici, senza un motivo apparente, non subissero alcun danno. Altri invece si incastravano dentro le rocce, rendendo impossibile colpirli e quindi completare le missioni. In uno dei dungeon mi è perfino successo che il boss fosse invisibile e mi uccidesse con un solo colpo. Al tentativo successivo, è stato lui a morire da solo, senza che nessuno lo colpisse. Ho provato a ricaricare il salvataggio per affrontare lo scontro normalmente, ma anche lì, a metà battaglia, lo stesso bug: il nemico scompare… e muore da solo.

Un’occasione mancata
A mio avviso, Tainted Grail: The Fall of Avalon aveva tutte le carte in regola per essere un titolo interessante e originale. Purtroppo, i numerosi problemi tecnici finiscono per oscurare completamente gli aspetti positivi che il gioco avrebbe potuto offrire.
Ad oggi, molti di questi problemi non sono ancora stati risolti e non esiste nemmeno una finestra temporale certa per eventuali patch correttive.
Con un po’ più di attenzione e qualche mese aggiuntivo di sviluppo, il risultato finale sarebbe potuto essere molto più solido e godibile, soprattutto a pad alla mano. Purtroppo, allo stato attuale, non mi sento di consigliarlo a nessuno.
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