Chi vi scrive non è una super fan dei libri e dei giochi dedicati a Geralt di Rivia. Anzi, devo confessarvi che è stata proprio la prima stagione della serie televisiva targata Netflix a farmi incuriosire. È grazie alla resa di Henry Cavill su schermo se poi mi sono finalmente decisa a iniziare The Witcher 2: Assassins of Kings. Tutto questo per dirvi che non ho preconcetti e non noto nemmeno troppo eventuali imprecisioni, vista la mia scarsa conoscenza del materiale originale.
Capirete quindi che le mie aspettative verso le stagioni della serie TV Netflix non erano esigenti come lo potrebbero essere quelle di coloro che hanno una conoscenza maggiore del mondo creato da Andrzej Sapkowski.
Ebbene, per me la terza stagione di The Witcher è stata una totale delusione.
Aspetta, che sta succedendo?
L’ho guardata nell’arco di pochi giorni, tutta d’un fiato e senza seguirla in contemporanea, e quindi con un’attesa di un mese tra la prima e la seconda metà. Con il senno di poi è stata la migliore delle decisioni, perché rispetto alle stagioni passate è proprio difficile seguire il filo delle vicende. Ogni puntata ha un sacco di punti di vista differenti tra loro, con storyline che sembrano giusto messe lì tanto per occupare tempo.
Un esempio? Tutte le scene che riguardano Triss sembrano messe lì tanto per: gli altri personaggi si disinteressano completamente a quello che la maga sta dicendo. E questa è solo una delle tante sottotrame scritte con la massima inerzia, tanto per ricordarci che questi personaggi esistono. Stesso trattamento anche per Jaskier, o anche per la storyline dedicata al mago Rience, a cui Geralt da la caccia.
Se poi devo dirla tutta, i colpi di scena sono stati a dir poco scadenti. Alcuni erano prevedibili da lontano un miglio, e sono stati rivelati in modo pigro e con zero pathos. Altri mi sono sembrati messi a caso, con un personaggio che letteralmente compare dal nulla senza alcuna spiegazione, e pure i personaggi a quel punto non stanno nemmeno più a porsi domande. Anche scene che dovrebbero avere più enfasi, come lo scontro con Rience dopo una stagione a cercarlo, si sono rivelate sottotono.
Se a questo aggiungiamo puntate dal ritmo estremamente lento come la quinta e la settima, posso dirvi che la visione è stata a dir poco tediosa.
Infine, Geralt e Yennefer sono diventati personaggi secondari nella loro stessa storia, e Jaskier è a malapena una comparsa. Anche Ciri, su cui i produttori vogliono far vertere totalmente la prossima stagione, ha meno spessore di quanto dovrebbe avere.
Henry, non andartene!
La terza stagione è anche l’ultima in cui Henry Cavill riveste i panni di Geralt di Rivia. La scena finale è quella in cui il suo Strigo volta le spalle a noi spettatori per l’ultima volta, e dalla prossima stagione dovremo dare il benvenuto a Liam Hemsworth.
Non starò qui a dirti quanto Henry Cavill fosse un perfetto Gearlt of Rivia nella sua fisicità, nella sua interpretazione, ma anche nella sua conoscenza di libri e videogiochi. È un qualcosa di cui, purtroppo, siamo tutti consci. Non voglio nemmeno attaccare subito il Geralt che porterà su schermo Hemsworth prima ancora di vederlo in azione.
Quello che voglio dirvi è che i produttori hanno deciso di non dare un addio degno allo Strigo di Cavill, e nemmeno una motivazione almeno sensata.
In un mondo come quello di The Witcher, dove ci sono magia e incantesimi che potrebbero spiegare questo cambio attore, i produttori hanno fatto la scelta pigra. E non solo, avevano il modo di far uscire Henry Cavill di scena con coerenza rispetto all’ambientazione e non l’hanno usato.
Insomma, ho amato la prima stagione e apprezzato la seconda, ma la terza l’ho proprio odiata. Sento di aver buttato del tempo prezioso a guardarla, ma è anche vero che la curiosità di vedere come andava avanti era troppa per resistere.
Non è più solo il cambio di attore a mettermi dubbi per la quarta stagione, è proprio la scarsa qualità narrativa della terza a farlo.