Non è un segreto che The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom fosse uno dei titoli che attendevo di più insieme a Final Fantasy XVI. Dopo un quantitativo di ore veramente elevato, che mi ha permesso di smuovere nuovamente la mia Nintendo Switch, sono riuscito a portare a termine questa nuova avventura di Link e portare ancora una volta la pace su tutta Hyrule. E quindi vi chiederete, cosa potrà mai andare storto? Visto che tutti ne hanno parlato bene.
Ebbene sì, nonostante io abbia amato questo nuovo capitolo, ci sono state molte cose che mi hanno fatto storcere il naso. L’ho trovato ben sotto le aspettative che mi ero creato.
Le lacrime del regno
La storia di The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom si fa carico di continuare l’ottimo racconto iniziato con Breath of the Wild, che lasciava solo qualche piccolo spiraglio per un seguito.
Inizialmente il gioco riesce a intrattenere, dandoci un’idea di quello che sta accadendo all’interno del regno e quale sarà da adesso in poi lo scopo di Link per portare ancora una volta la pace su Hyrule e salvare la Principessa Zelda (sì, perché se credevate anche solo per un secondo che in Tears of the Kingdom l’avremmo avuta al nostro fianco, vi siete illusi come me).
Uno dei principali obiettivi è quello di trovare i saggi e ottenere così un determinato potere che ci aiuterà nella nostra impresa: sconfiggere il temibile Ganondorf. Tutto molto bello, se non fosse che il filmato di ogni fine missione dei saggi non fosse sempre uguale. E quasi sempre con le stesse parole a schermo, senza mai fornirci nuove informazioni sulla storia del regno.


Delle note molto dolenti
Come vi dicevo, la storia non spicca il volo, se non verso la fine. Spesso a alcune situazioni di trama sono forzate, solo per far dire al gioco “sì, sono il seguito di Breath of the Wild e in qualche modo devo dimostrartelo“. In compenso i background di alcuni personaggi sono stati curati maggiormente, ci viene dato anche qualche accenno di quello che è successo nel mentre a determinati personaggi. Per quanto riguarda Ganondorf, l’ho trovato un villain poco curato: il suo scopo è il più classico che possiamo trovare nella serie, senza darci un vero approfondimento del suo passato.
Un’altra cosa che non mi è andata giù è proprio il sistema di combattimento. Non mi aspettavo di trovarmi di fronte a un Wo Long: Fallen Dynasty, ma almeno avrei voluto una cura maggiore sulle schivate. Queste risultano spesso poco precise, e quando vengono effettuate in modo magistrale alcune volte nemmeno vengono contate. In alcune situazioni contro i boss, anche se la schivata ha successo, il danno che andremo a infliggere sarà nullo, come se il nostro nemico fosse incorporeo. Questo ha reso la mia esperienza ancora più frustante, soprattutto durante la battaglia finale.


Cosa lo avrebbe reso migliore?
Per rendere The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom migliore sarebbe bastato veramente poco. In primis una cura maggiore al sistema di combattimento sarebbe stato di grande aiuto, rendendo le battaglie più appaganti. Altro punto è sicuramente la trama, che avrebbe richiesto una maggiore cura nell’approfondire le motivazioni del villain principale.
Anche le zone esplorabili potevano essere realizzate meglio: il mondo situato sopra Hyrule sembra quasi tutto uguale, con poca varietà di scenari. Anche le attività secondarie non sono diverse da quelle di Breath of the Wild.
Nonostante questi difetti, la mia esperienza con The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom non è stata pessima, anzi, ho apprezzato molto il finale del gioco e sono sicuro che in futuro la serie possa riservarci grandi cose.

