Sono quasi venticinque anni che gioco ai videogiochi, e contando che ne ho quasi ventotto si può dire che lo faccio da una vita. Sono tanti i titoli che mi porto nel cuore da sempre. Nell’ormai lontanissimo 2020 vi parlai di tre videogiochi che hanno reso la mia infanzia memorabile a livello videoludico, ma sono solo la punta dell’iceberg. Indelebili nella mia memoria ci sono tanti momenti videoludici, come quando giocai a Max Payne o a Persona 3, ma anche quando mi cimentai in Fear Effect 2 o nel primo, e per me mitico, Cook, Serve, Delicious!.
Se dovessi fare un elenco di quei videogiochi che in un modo o nell’altro hanno segnato la mia vita di videogiocatrice, tra un Grand Theft Auto, uno Shin Megami Tensei e un God of War, starei qui per almeno un anno.
Tre però sono i videogiochi che proprio non riesco a smettere di giocare e che mi accompagnano da anni senza sosta. Da questa lista mi trovo a escludere titoli che magari sì, di tanto in tanto rigioco, ma non in modo assiduo come i tre che sto per elencarvi. Se non vedete Dragon Age: Origins infatti è perché me lo rigioco ogni sei/sette anni, idem l’intramontabile trilogia di Spyro.
Ecco quindi questi tre titoli che proprio non riesco a non giocare!
Catherine
Di Catherine scrissi anche tempo fa un editoriale, dopo essermelo rigiocato per l’ennesima volta su Xbox Series. Si tratta di un videogioco che mi accompagna fin dal lontano 2011, quando decisi di acquistare la Love is Over Edition dal mio GameStop di fiducia. Ai tempi in cui vidi il primo trailer avevo solo provato Persona 3 dell’immenso parco titoli di Atlus, ma tanto mi bastò per fidarmi.
Ai tempi Catherine in Europa se lo filarono in tre, me compresa, e infatti sono contenta che, anche grazie alla nuova edizione per PlayStation 4 e Nintendo Switch, oltre al porting diretto su PC, più persone hanno deciso di giocarci.
Devo però essere onesta, le nuove aggiunte di Catherine: Full Body non mi hanno fatto impazzire, quindi sono rimasta più legata all’originale. Originale che ho completato al 100% su PC, Xbox Series (versione Xbox 360) e platinato due volte (edizioni US e PAL) sul mio vecchio account PlayStation Network. E ora che ho un account del PSN nuovo? Beh, ovviamente li voglio completare un’altra volta!
Di Catherine adoro i livelli della storia, i 128 livelli di Rapunzel, ma anche i quattro procedurali di Babel. So tutto a memoria, eppure ogni volta che lo avvio adoro rituffarmi nel mondo di Vincent Brooks. Catherine è proprio un videogioco che mi è rimasto nel cuore!

The Sims 2
Di The Sims ho parlato fino alla nausea, specialmente del quarto capitolo e di come i DLC lo abbiano rovinato. The Sims 2 è l’unico capitolo della storica serie che ho continuato ad apprezzare negli anni. Per quanto sia un gioco di quasi venti anni fa(!?), per certi versi è rimasto a mio parere superiore rispetto ai suoi due sequel.
Il secondo capitolo si contraddistingue per una maggiore cura nei dettagli, da come i Sims aprono gli sportelli della cucina per tirare fuori pentole e scodelle, fino alle varie espressioni quando interagiscono con oggetti o altri Sims. Questi sono solo alcuni dei tantissimi dettagli che lo fanno risaltare, nonostante ai tempi mancassero feature amate come l’open world.
The Sims 2 è quel gioco dove ogni tanto mi perdo per qualche giorno, specialmente durante l’inverno, a costruire case e a tessere trame sempre più intricate che coinvolgono tutti i Sims del quartiere. E nonostante io ci giochi dal suo rilascio nel 2004, tuttora scopro qualche dettaglio di cui magari non ero a conoscenza, o magari provo qualche carriera che avevo tralasciato, come quella nel Paranormale.
Insomma, The Sims 2 è proprio uno dei miei videogiochi di conforto, adatto mentre sorseggio una tazza di tè bollente (o in estate di tè freddo, perché alla caffeina non dico mai di no), prima di dedicarmi a nuove sfide.
The Binding of Isaac
La mia storia con The Binding of Isaac è per me un po’ buffa. Iniziai a giocarlo nel 2014, poco prima del rilascio di Rebirth (versione con cui poi ho speso quasi 500 ore solo su PC, con le varie espansioni). Tuttavia mi fu regalato a caso su Steam nel 2012 da una persona che conoscevo appena (se mai dovessi leggere questo articolo, grazie di cuore), ma lo lasciai a “maturare” nella libreria di Steam!
Con The Binding of Isaac mi sono frustrata quando ho perso una run per motivi stupidi, mentre ho esultato quando riuscivo a fare un boss no damage. Ho anche pianto molto durante la visione di alcuni dei finali, primo tra tutti quello alla fine del Void.
Sono quasi dieci anni che gioco a The Binding of Isaac, e in questo decennio ho decisamente imparato tante combinazioni letali con attivi e passivi. Nonostante ciò, ho ancora un sacco di oggetti ancora da sbloccare e provare, così come delle Challenge che ancora non sono mai riuscita a fare.
E nonostante sulla versione PC io sia ancora ben lontana dal 100% di completamento, ho giocato (e gioco tuttora) a The Binding of Isaac anche su Nintendo Switch e su Xbox Series! Su Switch inutile dirlo, la portabilità è un valore aggiunto non da poco, mentre su Xbox… Nulla, ho semplicemente un problema di dipendenza da The Binding of Isaac ormai incurabile!

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